La creatività non è quello che generalmente la gente crede. Non è solo immaginazione, fantasia o estro. È anche metodo, volontà, ostinato rigore, come diceva Leonardo da Vinci.
Quando guardo le statistiche delle pagine maggiormente visitate sul mio blog non mi sorprendo: tutte le pagine più visitate rimandano a post relativi al new rural, new country, diy = fai da te, case naturali, provenzali, scandinave, shabby chic, fatte in pietra, o arredate in legno dall'aspetto vissuto, in ferro battuto spesso riciclato; l'aspetto materico delle superfici e degli arredi lascia intendere la ricerca da parte delle persone di un respiro spirituale straordinario nel décor.
Oggi, in un tempo reale fatto spesso di delusioni sopraggiunte alle speranze, vorremmo condurre l’esistenza in un mondo la cui architettura e arredamento d'interni siano armoniosi, vivibili e ovviamente ecosostenibili, con schemi differenti da quelli fin'ora codificati e pianificati, somministrateci come valori esistenziali imprescindibili.
Bisogna decidersi a ragionare sul presente alienante e mutare esistenzialmente ciò che il mito del progresso assoluto ha creato.
Dopo l’ubriacatura consumistica e l’amara denuncia di fallimento e disordine, la mancanza di una architettura a misura d'uomo, questi luoghi mentali, questi intorni spaziali, questo décor, ci impone di rivedere tutto:
prendere le redini della propria vita, ... ???
trovare soluzioni facili a problemi complessi, ... ???
risvegliare e mettere a frutto le risorse nascoste che ciascuno ha dentro di sé
saper coniugare intelligentemente routine (comportamenti collaudati ripetitivi) e creatività (soluzioni nuove, mai prima tentate).
La fiducia nel progresso continuo e nelle risorse infinite sta esaurendosi e la crisi globale che affiora, ci obbliga a cercare una soluzione alla nostra condizione fisiologica e antropologica, prima che arrivi la depressione!
Non stupisce che un processo di crescita accelerata come quello che abbiamo vissuto, debba prima o poi scontrarsi con i limiti biofisici del pianeta.
Questa crisi coinvolge l'intero sistema ecologico-umano considerato nella sua interezza (Human Ecological System, HES, Raskin, 2008). Questo comprende, oltre alla dimensione economica, almeno altre tre dimensioni: quella biofisica, relativa cioè alle interazioni con l'ambiente naturale, quella sociale (di qui le relazioni economiche sono solo una parte) e infine una dimensione culturale (rappresentazioni, valori). In altre parole per crisi sistemica si deve intendere una sorta di crisi di civiltà, la cui evoluzione può portare al collasso, ossia alla perdita di complessità, in tempi più o meno lunghi, di un certo tipo di organizzazione sociale, e la sua sostituzione con qualcos'altro (Tainter, 1988).
What an amazingly brilliant commentary, Eleonora.
RispondiEliminaI enjoyed every work and applaud your intelligence for bringing this thinking to the fore. Excellent!
Questo sì che è un post. Se non ti spiace lo condivido su Fb.
RispondiEliminaGrazie Eleonora, la penso proprio così anch'io.
Francesca