Un monastero secolare appartenuto ai benedettini, un tempo usato come convitto, si trasforma in una casa eclettica, travolta da ispirazioni e atmosfere di ieri interpretate con un pizzico di ironia.
E' la casa bottega di un antiquario che ha trasformato stanze dove si tenevano lezioni di musica e letteratura in un interessante esperimento di casa bottega, dove tutto ciò che si vede è potenzialmente in vendita.
L'amore per il fasto e la grandeur, ereditati dalla nonna (la quale aveva lavorato come governante per "l'ultimo zar di tutte le Russie"), è diventato motivo di ricerca continua e costante di pezzi e elementi di arredo, mobili e suppellettili, ricerca che avviene in tutta l'Europa. E fin dall'ingresso si percepisce.
E così sotto il portale, che era nato come cornice per uno specchio, campeggia il telescopio di un astronomo di Lione, mentre il piedistallo sorregge un'urna medicea; le forbici oversize erano l'insegna di un vecchio atelier sartoria. Unica nota meno antica: una chaise longue del 1910 ringiovanita da un cuscino a righe.
Nella sala da pranzo invece un tavolo Luigi XVI patinato in grigio antico è circondato da due poltroncine in legno e paglia di vienna con braccioli, anche esse patinate e da due sedie da giardino rivestite con housse in bianco e nero, positivo e negativo a righe. Alle pareti un arazzo francese e una specchiera Luigi Filippo.
L'uso delle righe bianco nere, nei tendaggi, nei cuscini e in alcuni rivestimenti, attualizza alcuni mobili inizio novecento, alcuni pezzi di modernariato, altrimenti senza filo conduttore tra una stanza e l'altra, senza minimamente intaccare l'armonia dell'insieme.
Una casa bottega dove si rievocano passioni e atmosfere di ieri con grande ironia.