Tutti noi, si spera, abbiamo e viviamo una casa.
L’abitudine della presenza dei mobili o l’ovvietà della presenza degli oggetti ci porta spesso a valutarli con molta superficialità, senza interrogarci sul vero rapporto che ci lega ad essi o sul valore essenziale di essi. Eppure che cosa sarebbe la nostra giornata, la nostra vita, senza l’interazione con questi mobili e questi oggetti? Nel quotidiano le nostre stanze sono come una trama discorsiva che ci accompagna e ci suggerisce come realizzare un arredamento perché la nostra vita sia appagante e la nostra casa funzionale ed efficace.
L’osservazione della disposizione degli oggetti o dei mobili, all’interno delle nostre abitazioni è un modo per cogliere l’evoluzione dei tempi. Non è una forzatura cercare di capire i cambiamenti sociali a partire dal differente modo di arredare le case.
Pensate ad esempio ad un aspetto che ha colpito la società dei cambiamenti improvvisi: la sostituzione del legno, del legno massello intendo, con altri nuovi materiali. Sempre più hanno fatto il loro ingresso nelle nostre abitazioni materiali come la plastica, i laminati e i truciolari, l’acciaio, sconvolgendo la natura degli interni con materie, forme del tutto inconsuete al passato. E secondo voi il materiale di cui è fatto un oggetto non condiziona e non comporta degli approcci che variano in base alla sua natura?
Il legno così caldo, vivo, forte, saggio, ricercato oggi per nostalgia affettiva, perché rimanda a infanzia e famiglia, perché trae vita dalla terra, vive, respira, lavora. Ha un suo calore latente, non riflette soltanto, come il vetro, brucia all’interno; nelle sue fibre racchiude il tempo, è il recipiente ideale, poiché ogni contenuto è qualcosa che si vorrebbe sottrarre al tempo. Il legno ha un suo odore, ha un suo profumo, pensate al legno di ulivo, invecchia, ha perfino ospiti parassiti. Insomma il legno è vivo come un essere.
In ciascuno di noi vive l’immagine della “quercia massiccia” che evoca una teoria di generazioni, mobili pesanti e case pregne di tradizioni familiari". Baudrillard
È chiaro a tutti che il nostro tempo non è più quello del legno, del metallo, della pietra, ma è stato colonizzato dal cemento, dalla formica, dai polistiroli. Ma anche la materia più povera ha una nobiltà che deriva dall'essere antica e dall'aver resistito al tempo, continuando ad incantarci e a non poter farne a meno! E già ora appare chiaro che di plastica non ne possiamo più!