Nella cultura mediterranea (ed italiana in modo particolare) ogni giorno (si spera) si ripete da tempi immemori l’evento che rappresenta l’esempio più chiaro e ricco di significati di come la dimensione del rituale possa costituire una parte fondante della quotidianità: il pranzo o la cena seduti a tavola. Lungi dall’essere mero momento culinario e di riposo, il pasto seduti a tavola è un evento atteso e preparato (si spera con cura), cui è dedicato tempo e impegno da parte di tutti coloro che vi partecipano, di ogni età.
Ecco che anche l'arredamento della sala da pranzo quindi rispecchia spesso la famiglia, la cultura e lo stile di chi abita la casa.
Costituisce uno dei più profondi e radicati momenti di comunicazione, di trasmissione del sapere e dei saperi, di condivisione dedicato alla scelta delle materie prime e alla loro trasformazione, riscoprendo il significato profondo del concetto di “cucinare”: creare, partendo da singole materie prime differenti fra loro, qualcosa che sia più della somma dei suoi semplici componenti. Il tempo e l’agire umano rappresentano, quindi, i due elementi essenziali di questa trasformazione, che da millenni costituisce uno degli elementi di maggior caratterizzazione del genere umano e delle sue differenti culture e tradizioni.
Il tempo rappresenta, inoltre, l’elemento centrale di due fenomeni sociali che nel concetto di Mediterraneità risultano strettamente connessi: il consumo del cibo (attorno a una tavola) e la condivisione del cibo (attorno a una tavola). Al centro del concetto di Mediterraneità vi è una visione pienamente “sociale” del cibo, quale elemento essenziale di dinamiche individuali e collettive che hanno nel tempo una dimensione imprescindibile. Il fatto di dedicare un adeguato e significativo tempo al cibo e ai rituali che ruotano attorno ad esso rappresenta un tratto distintivo della way of life mediterranea, andando oltre il semplice concetto di “mangiare” e divenendo tratto sociologico distintivo di carattere generale.
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